Re di Polonia e di Svezia. Figlio di
Giovanni III di Svezia e di Caterina Iagellona, sorella del re di Polonia
Sigismondo Augusto, poté rivendicare, attraverso la madre, la Corona
polacca, che ottenne nel 1587; alla morte del padre nel 1592, occupò il
trono svedese. Favorevole alla Controriforma cattolica, dovette giurare di non
promuoverla nella protestante Svezia: ciò nonostante lo spirito di
autonomia e indipendenza della nobiltà svedese, per la quale la
confessione riformata costituiva ormai un forte elemento di identità e
unità nazionali, non consentì al re di esercitare una vera
sovranità sul Paese. Pur avendo spostato la capitale polacca a Varsavia,
geograficamente più vicina alla Svezia,
S. fu costretto ad
affidarne il Governo prima a un Consiglio provvisorio della Corona, poi allo zio
Carlo di Sudermania come reggente (1599). Ben presto, però, anche Carlo
si dimostrò ostile verso il legittimo re: nel giro di pochi anni assunse
apertamente il titolo di re di Svezia, con il nome di Carlo IX (1604), durante
la prima guerra svedese contro la Polonia. Rassegnato alla perdita della Svezia,
S. si volse alle regioni orientali, favorendo l'unione di Brest (1696)
fra il clero ortodosso bielorusso e ucraino e la Chiesa romana e rafforzando, in
tal modo, l'unità dello Stato polacco-lituano. Nel 1610, infine,
intraprese una campagna contro la Russia, alleata della Svezia, conseguendo
notevoli successi militari, grazie ai quali poté addirittura entrare in
Mosca. Tuttavia l'opposizione del notabilato ortodosso, avverso a un sovrano
dichiaratamente cattolico, impedì a
S. di trarre vantaggi politici
o dinastici dalla vittoria militare: egli mirava a conquistare per il figlio
Ladislao la Corona di Russia (vacante nel “periodo dei torbidi” del
1610-12) ma dovette accontentarsi di acquisti territoriali per lo Stato polacco
(Smolensk e Cernigov). Legatosi per via matrimoniale agli Asburgo, perse il
consenso della media nobiltà polacca di orientamento antiasburgico, che
fino ad allora era stata la base sociale del suo Regno. Il dissenso interno si
fece più grave in seguito alla sfortunata impresa militare voluta da
S. in favore degli Asburgo contro la Transilvania e all'opposta reazione
turca (1620-21). A
S. non restò che volgersi nuovamente contro la
Svezia, guidata allora da Gustavo II Adolfo, per rivendicare i suoi diritti sul
trono svedese. Durante la seconda guerra contro la Svezia (1617-29),
S.
fu più volte sconfitto e costretto anche a cedere la Livonia e i
diritti doganali su Danzica. Il suo Regno, dunque, benché importante, si
concluse con una netta diminuzione del prestigio della Polonia in ambito
internazionale (Gripsholm, Stoccolma 1566 - Varsavia 1632).